2016mar21giu(giu 21)20:30ven24(giu 24)23:30SCIÙSCIA FEST20:30 - 23:30 (24) Monastero dei Benedettini di San Nicolò l'Arena, Piazza Dante Alighieri, 32, 95124 Catania CT

Quando

21 giugno 2016 20:30 - 24 giugno 2016 23:30

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Le hanno volute chiamare “Sciùscia fest”. Le quattro serate della festa della musica in ateneo proposte ai Benedettini da martedì 21 a venerdì 24giugno, in apertura della rassegna “Porte aperte UniCT 2016”, hanno un titolo indiscutibilmente originale. Ma non si tratta di un riferimento al celeberrimo film di De Sica. Attenti perciò a non leggerlo in romanesco (sciuscià), ma nel sicilianissimo sciùscia: per sentire “il vento che tira in Sicilia”, quello che soffia nella musica indipendente della regione.


Mercati Generali e Associazione Musicale Etnea, in collaborazione con Radio Zammù e Radio Lab, si sono messe insieme per produrre, nel magnifico scenario del Monastero dei Benedettini, una kermesse che vedrà sul palco ben dieci artisti o gruppi, rappresentativi di una miscela ben difficile da etichettare, tanto essa mescola influenze che vanno dal folk e dalla canzone d’autore al rock più spinto e che hanno forse un solo comune denominatore: la voglia di rifarsi alla tradizione innovando.


Così, martedì 21 Giugno, Catania chiamerà Palermo ospitando per la prima volta in città Alessio Bondì, cantautore classe ’88, rivelazione con “Sfardo”, segnalato tra i migliori dischi “indie” di quest’anno. Nel suo mondo musicale vivono atmosfere d’infanzia, profonde e dolci, poetiche e surreali, dipinte da un blues primordiale e da un folk intimo. Canta in siciliano, ma pensa in americano: qualcuno l’ha definito una via di mezzo tra Rosa Balistreri e Jeff Buckley. Prima di lui salirà sul palco “Alì”, classe 1978, nato a Catania e cresciuto a Siracusa, che si è fatto notare col primo CD, “La rivoluzione nel monolocale”, parlando della generazione per eccellenza precaria. Il suo secondo disco “Facciamo niente insieme” è venuto fuori l’anno scorso con il prezioso supporto tecnico di Toni Carbone. accanto ad Alì, a fare gli onori di casa, ci sarà pure Fabio Abate, scoperto – si sa – dalla cantantessa e poi, almeno in parte, prestato al cinema.


Mercoledì 22 sarà il turno della band tutta catanese I Percussonici che farà da apripista a un ospite fuori dal comune: Sainkho Namtchylak; una voce che si trasforma con semplicità da soprano cristallino a baritono sontuoso, nata in un villaggio della repubblica ex sovietica di Tuva, nella Siberia meridionale vicino al confine con la Mongolia, e giunta a celebrità internazionale con un album di canzoni dal titolo “Out of Tuva”. Il suo ultimo e già premiatissimo disco “Like a bird or spirit, not a face” è la realizzazione del grande desiderio di Sainkho di incontrare e lavorare con musicisti nordafricani. La formazione che l’accompagna dimostra la sua volontà di muoversi liberamente tra le culture e gli stili: chitarre, strumenti auto-costruiti, percussioni africane, sampling e loops.


La serata forse più imbevuta di tradizione sarà quella (giovedì 23) che mette insieme I Lautari e Rita Botto. Da un lato la band coinvolta da oltre vent’anni in un progetto di ricerca e rielaborazione di canti siciliani che ha portato alla composizione di canzoni inedite fino alla produzione di “C’era cu c’era”, candidato alle targhe Tenco. Dall’altro Rita Botto, duttilissima interprete del repertorio di Rosa Balistreri, che anche lei, come Rosa, è un classico esempio di chi, almeno agli inizi, non fu profeta in patria. Non per caso Rita Botto è emersa in quel di Bologna (dove continua a insegnare), passando dal repertorio della musica leggera italiana a quella brasiliana e poi ai registri afroamericani del blues e del jazz.


La quarta e ultima serata (venerdì 24) vedrà sul palco Cesare Basile con Simona Norato e Massimo Ferrarotto. A quasi due anni di distanza dal precedente album, Basile è tornato con una nuova potente raccolta di storie e canzoni, “Tu prenditi l’amore che vuoi e non chiederlo più”  con la quale ha vinto la prestigiosa “Targa Tenco”. Eccolo che torna a pescare in quel mare oscuro e crudele fatto di storie marginali, di uomini vinti ma vivi, di perdenti senza appartenenza, dove arte e impegno si mischiano tra loro scolpendo la poetica drammaticamente nuda e cruda di un musicista che prosegue il proprio viaggio sostenuto da una lucidità visionaria che non ha uguali. 


Insomma, il vento di “Sciùscia fest” promette di tirare forte ai Benedettini. E per chi si chiede dove va la musica indipendente siciliana sarà un’occasione da non perdere.

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