novembre 2018
(Domenica) 21:15
Valentina Lisitsa pianoforte ProgrammaLudwig van Beethoven | Sonata in fa minore Op. 57 “Appassionata”Pëtr Il’ič Čajkovskij | Sonata in sol maggiore Op. 37 “Grande
Valentina Lisitsa pianoforte
Programma
Ludwig van Beethoven | Sonata in fa minore Op. 57 “Appassionata”
Pëtr Il’ič Čajkovskij | Sonata in sol maggiore Op. 37 “Grande Sonata”
Maurice Ravel | Gaspard de la nuit
Modest Mussorgsky | Quadri di un’esposizione
Con oltre 95 milioni di visualizzazioni su YouTube e circa 195.000 abbonati al suo canale, Valentina Lisitsa è uno dei musicisti classici più seguiti su Internet, capace di usare la comunicazione digitale per sostenere la musica classica e le sue performance.
Impressionata dal suo successo su YouTube, la Royal Albert Hall, per la prima volta, ha aperto le porte per il debutto londinese di Valentina il 19 giugno 2012. Quel concerto, registrato e girato da Decca Classics, è diventato il suo primo film in uscita; è stato anche il primo streaming HD live di Google. Con il suo stile pianistico sfaccettato descritto come “abbagliante”, Lisitsa si trova a suo agio in un vasto repertorio che spazia da Bach e Mozart a Shostakovich e Bernstein; il suo repertorio orchestrale comprende da solo oltre 40 concerti. Ha un’affinità speciale per la musica di Rachmaninov e Beethoven e continua ad accrescere il suo vasto repertorio ogni stagione.
Nata a Kiev, in Ucraina, nel 1973, Lisitsa ha iniziato a suonare il piano all’età di tre anni, dando il suo primo recital da solista un anno dopo. Ha ottenuto un posto nella Scuola di musica di Lysenko per bambini dotati e successivamente ha studiato con Ludmilla Tsvierko al Conservatorio di Kiev. Nel 1991 ha vinto il Murray Dranoff Two Piano Competition insieme ad Alexei Kuznetsoff. La coppia si sposò l’anno seguente e accettò la sfida di trasferirsi negli Stati Uniti. Nel 1995 Lisitsa ha debuttato a New York al Mostly Mozart Festival al Lincoln Center. Da allora, si è esibita in tutto il mondo ed è apparsa in luoghi come la Wigmore Hall di Londra e il Musikverein di Vienna. Straordinario successo ha avuto un DVD girato in casa da suo marito nel 2006, nel quale interpreta i 24 Études di Chopin. Le vendite su Amazon della registrazione inedita sono salite alle stelle dopo che la coppia lo ha pubblicato su YouTube. Valentina Lisitsa ha trovato così la fama internazionale online.
Pianista di straordinaria musicalità e senza paura di rischiare, Lisitsa ha rapidamente trasformato il suo successo in Internet in una carriera concertistica di enorme successo, debuttando nel principale auditorium della Berlin Philharmonie nel febbraio 2013, aprendo la 92a serie di St. Y con un programma scelto dal pubblico, e suonando in tutta Europa, negli Stati Uniti e in Giappone, a Brisbane, Seoul, Città del Messico, Hong Kong, Taiwan e ai BBC Proms. Il suo diario attuale la porta ad altre tournée negli Stati Uniti, in Europa e in Canada, suonando recital, Rachmaninov, Beethoven e concerti per pianoforte di Mozart, e musica da camera, con un’enfasi su Brahms.
Nel 2012 Valentina Lisitsa ha firmato un accordo esclusivo con Decca Classics. Il suo recital Albert Hall di quell’anno, immediatamente disponibile come CD e DVD per il preordine nella notte del concerto, è stato seguito da un rilascio in 2 CD dei concerti completi di Rachmaninov e Paganini Rhapsody con la London Symphony Orchestra sotto la direzione di Michael Francis e l’uscita di un emozionante recital all-Liszt su CD e LP. Nel 2014, Decca ha pubblicato Chasing Pianos, la registrazione di Valentina dell’opera completa per pianoforte di Michael Nyman, per celebrare il 70° compleanno del compositore: oltre 110 minuti di esecuzione, con la musica delle colonne sonore di Nyman e di film molto amati come The Piano and Wonderland. Sempre nel 2014 è uscito Études, un album che comprende i Symphonic Études di Schumann e tutti i contributi di Chopin al genere. La musica per pianoforte di Philip Glass è stata pubblicata nel marzo 2015 (“raramente è stata suonata Glass con tanta cura per le sottili sfumature del suo stile minimalista ed estetico” Gramophone), e in ottobre si rivolge a Scriabin per Nuance, una collezione di opere meno conosciute per pianoforte solo e includendo quella che si pensa sia la prima registrazione del Duetto in re minore per due soprani e pianoforte.
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(Venerdì) 21:15
DEDALO Gianluigi Trovesi clarinetti e sassofoniPaolo Sorge chitarraGiuseppe Urso batteriaVito Giordano direttore, tromba solista Formazione4 trombe, 4 tromboni, 5
Gianluigi Trovesi clarinetti e sassofoni
Paolo Sorge chitarra
Giuseppe Urso batteria
Vito Giordano direttore, tromba solista
Formazione
4 trombe, 4 tromboni, 5 sax, pianoforte, contrabbasso/basso elettrico, chitarra, batteria, voci, direzione musicale.
Musiche di Gianluigi Trovesi
Arrangiamenti Gianluigi Trovesi e Corrado Guarino
Gianluigi Trovesi si diploma in clarinetto con il M° Giuseppe Tassis, studia armonia, contrappunto e fuga con il M° Vittorio Fellegara e si esibisce in complessi di musica classica, da ballo e jazz. Dopo importanti esperienze con Franco Cerri e Giorgio Gaslini, vince il concorso nazionale per primo clarinetto e sax alto solista dell’Orchestra Nazionale (Big band) della Rai di Milano.
I primi dischi a suo nome Baghet e Cinque piccole storie incisi alla fine degli anni Settanta lo fanno conoscere sulla scena jazzistica italiana e internazionale.
Si afferma sviluppando un linguaggio che associa al jazz memorie e codici di musiche diverse, popolari e colte.
Con il fisarmonicista Gianni Coscia ha creato un lungo sodalizio musicale che li ha portati a esibirsi nelle sale di tutto il mondo.
Nel 1998 i festival francesi di Coutances, le Mans e La Villette di Parigi gli commissionano una suite ispirata al Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, poi incisa nel 2000 per la Enja. Molte orchestre lo invitano ad eseguire sue composizioni: la WDR Big Band di Colonia; Orchestra Internazionale di Guimaraes; Bergen Big Band; Bruxelles Jazz Orchestra,; Orchestra sinfonica della Provincia di Bari; Big Band della Repubblica Ceca; Big Band del Conservatorio di Lucerna; Big Band della Slovenia. L’Orchestra sinfonica della Svizzera Italiana commissiona un’opera dedicata alla Montagna incantata di Thomas Mann, presentata nell’estate del 2011 in tournée in Svizzera.
Ha partecipato a progetti ed incisioni di numerosi musicisti, italiani – in particolare Paolo Fresu ed Enrico Rava – e stranieri Kenny Wheeler, Misha Mengelber, Conny Bauer, Anthony Braxton, Keith Tippett, Cecil Taylor, Misha Mengelberg, Clarinet Summit, Peter Kowald, Gunther Sommer, Zhivaro, Michel Portal, Louis Sclavis, ed è membro dell’Italian Instabile Orchestra, ensemble nazionale che riunisce i migliori musicisti dell’avanguardia italiana.
Molte le collaborazioni in “ambito barocco”: con l’ensemble L’Arpeggiata di Christina Pluhar, incidendo All’improvviso – dove jazz e musiche tradizionali si riuniscono nello spirito improvvisativo del barocco e compiendo tournée in tutto il mondo; con l’ensemble La Venexiana, con cui nel 2011 porta in scena al festival di Halle Handel meets jazz; con Attilio Cremonesi e l’Orchestra d’archi di Vienna (2010); con il violinista e direttore Stefano Montanari.
Per il Cinema ha composto, insieme a Gianni Coscia, le musiche dei film Mi piace lavorare: mobbing di Francesca Comencini, e Liscio di Claudio Antonini; ha collaborato alle opere di Luigi Cinque e al film svizzero Pane per tutti, musiche di Christoph Baumann e Jacques Siron.
Per il Teatro, insieme a Gianni Coscia ha portato in scena In cerca di voce, ed ha partecipato allo spettacolo di Paolo Damiani I kiss your hands, con Sonia Bergamasco, Fabrizio Gifuni, Danilo Rea e Rita Marcotulli. Scrive musiche per Letteratura e Poesia, collaborando con Giuseppe Cederna e a diversi progetti di Stefano Benni.
Il festival di Barga Jazz ha dedicato l’intera edizione del 2001 a lui ed alle sue musiche.
Per meriti artistici è stato insignito dei titoli di Ufficiale della Repubblica Italiana (Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi), Chevalier de l’ordre des Arts et des Lettres (République Française) e Commendatore dell’ordine al merito della Repubblica Italiana (Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano).
La Scarlatti Jazz Orchestra del Conservatorio “A. Scarlatti” di Palermo è un organico divenuto stabile in tempi recenti con direzione musicale e dimensioni variabili in funzione del repertorio e delle singole progettualità. Ospita al proprio interno alcuni dei più brillanti studenti dell’istituto affiancati dai docenti del corso di Jazz.
La SJO svolge un’attività regolare durante l’anno accademico (a partire dal 2018 sono previste 3 nuove produzioni per ogni anno) frequentando una grande varietà di repertori che vanno dalla Swing Era alle pagine del jazz contemporaneo, inclusi lavori composti espressamente per arricchirne il repertorio nella direzione dei nuovi linguaggi musicali.
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mer28novembre21:15BIAGIO GUERRERA & POCKET POETRY ORCHESTRAAmàri21:15 Cine Teatro Odeon
(Mercoledì) 21:15
AMÀRI Guerrera è un poeta del Mediterraneo, di quei cantori che salivano sui velieri e sui vapori e di porto in porto sbarcavano le
Guerrera è un poeta del Mediterraneo, di quei cantori che salivano sui velieri e sui vapori e di porto in porto sbarcavano le loro leggende e malinconie | Giovanna Giordano
Biagio Guerrera scrive poesia siciliana bellissima.
La sua è una scrittura moderna. C’è memoria, ma c’è presente e presenza perché è scrittura sonora e orale, cantata | Gaspare Balsamo
Quello di Biagio Guerrera è un nuovo canzoniere siciliano, una raccolta di versi ma anche di canti, arrangiati insieme ad alcuni dei protagonisti della nuova scena musicale isolana.
Si potrebbe pensare che la nuova raccolta di versi in siciliano di Biagio Guerrera sia un libro che parla d’amore. Lo si poteva intitolare Amùri, invece si intitola Amàri. Amore e Amare non significano la stessa cosa: Amore è nome ma anche idea, concetto, spesso ideale; Amare invece è verbo e atto che, declinato a seconda delle circostanze, racconta storie ed emozioni, si ascolta o si bisbiglia, si urla a squarciagola.
L’Amare è pervaso, sì, dall’Amore, ma contiene in sé anche la quotidianità, l’odore e i dolori di una vita sola e di tante. Ecco allora cos’è Amàri: poema e canto di una vita sola e di tante | Mesogea
Biagio Guerrera voce
Matilde Politi voce, chitarra, tamburello
Simona Di Gregorio voce, organetto
Faisal Taher voce
Vincenzo Gangi chitarra
Alessandro Pizzimento plettri e zampogna
Giovanni Arena contrabbasso
Riccardo Gerbino percussioni
Ospiti speciali:
Stefano Zorzanello flauti ed elettronica
Sara Castrogiovanni, Alessandra Pirrone e Benedetta Carasi voci
e il poeta Moncef Ghachem
Gaetano Leonardi tecnico del suono
Biagio Guerrera poeta, attore, regista, curatore, è nato a Catania nel 1965.
Ha curato diverse antologie e pubblicato: Idda (Il Girasole 1997), Cori niuru spacca cielu (Mesogea, 2009) Amàri (Mesogea, 2014) e il cd Quelli che bruciano la frontiera (Folkstudio ethnosuoni, 2011) insieme al poeta tunisino Moncef Ghachem e alla Pocket Poetry Orchestra. Sue poesie sono state pubblicate in Polonia, Inghilterra e Tunisia.
Il suo interesse per il siciliano lo ha portato ha collaborare con il regista e drammaturgo Carmelo Vassallo (Lupo e To re Show) e a firmare diverse regie in proprio tra cui Idda (Santarcangelo dei Teatri) e l’incittà con testi suoi, Iu mi spensu, Ancora na notti di ventu e Nenti sutta u suli nenti subra con testi di Salvo Basso e il lavoro teatrale con marionette (oltre che il video in animazione) U spavintapassari, da un cuntu di Nino De Vita. Firma anche la regia di Le vecchie e il mare dalla corale di Ghiannis Ritsos. Svolge un’intensa attività di curatore e operatore culturale in diverse associazioni (Associazione Musicale Etnea, Festival Internazionale di poesia Voci del Mondo, Leggerete, SabirFest). Suoi testi sono stati pubblicati in varie riviste e antologie, in Italia e all’estero.
La Pocket Poetry Orchestra nasce nel 2007 da un’idea di Biagio Guerrera, che dà seguito e amplia l’esperienza dell’incontro poetico-musicale tra il poeta tunisino Moncef Ghachem e il gruppo italo- palestinese dei Dounia (esperienza confluita nel reading “Dalle sponde del mare bianco”, inciso su cd e contenuto nell’omonimo libro pubblicato nel 2003 da Mesogea).
La PPO ha un organico variabile che può comprendere i quattro componenti dei Dounia (il cantante palestinese Faisal Taher, il chitarrista Vincenzo Gangi, il contrabbassista Giovanni Arena e il percussionista Riccardo Gerbino) con l’aggiunta della cantante Matilde Politi, della percussionista Marina Borgo, del polistrumentista e compositore Stefano Zorzanello e di Biagio Guerrera in qualità di attore e regista. Il gruppo base si compone di volta in volta con l’aggiunta di poeti e solisti ospiti in base alle esigenze delle diverse produzioni.
La PPO vuol essere un ensemble che si pone come scopo peculiare quello dell’indagine sonora tra musica e parola, per creare un tessuto musicale e vocale omogeneo: un flusso sonoro che possa porgere all’ascoltatore un unico suono in cui la parola del testo è completata dalla musica, e mai inibita.
Dopo il primo lavoro, “quelli che bruciano la frontiera” su testi di Moncef Ghachem e Biagio Guerrera, pubblicato nel 2011 dai tipi di Ethnosuoni, sempre nel 2011 ha debuttato il reading con Ronny Someck ed Eyal Maoz (poeta e chitarrista israeliani). Del 2012 invece è “Nenti sutta u suli nenti subbra” con testi del poeta Salvo Basso, reading presentato in occasione del decennale dalla morte. L’ultima produzione del 2015 è Sicilia Segreta con i testi di Guido Ballo, Jaroslaw Mikolajewski, Moncef Ghachem e Peter Waterhouse e i video di Documenta, Carlo Lo Giudice e Raffaella Piccolo.
Il gruppo si è esibito tra l’altro a:
Mantova, Festival letteratura
Roma, Auditorium Parco della Musica
Palermo, Fondazione Orestiadi di Gibellina
Sidi Bou Said, Tunisi, Journèes Théâtrales de Carthage
Genova, Genova Poesia, Palazzo Ducale
Napoli, Galassia Gutenberg, Galleria Toledo
Catania, Zo, Centro Culture Contemporanee, Uva Grapes – Catania Contemporary
Network Trieste, Mediterraneo Folk Fest
Capo Peloro (ME), Parco Horcynus Orca Noto, Le Notti di Giufà
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dicembre 2018
ven07dicembre21:15POPPY ACKROYD | Lumi21:15 Cine Teatro Odeon
(Venerdì) 21:15
RESOLVE Poppy Ackroyd è una compositrice londinese, attualmente con base a Brighton. Violinista e pianista con doppio diploma al conservatorio, crea la sua musica manipolando e
Poppy Ackroyd è una compositrice londinese, attualmente con base a Brighton. Violinista e pianista con doppio diploma al conservatorio, crea la sua musica manipolando e campionando i suoni di questi due strumenti.
Il suo album di esordio “Escapement” è datato 2012 ed è stato accolto molto positivamente sia dalla critica che dal pubblico. Il secondo, “Feathers”, uscito nel 2014, conferma le promesse del primo lavoro, oltre a vedere la presenza anche delle tastiere e di strumenti a corda.
Nel 2017 ha firmato per la casa discografica di Bjork, One Little Indian, pubblicando un mini album dal titolo “Sketches”. Si tratta di un disco acustico con solo pianoforte che comprende 10 tracce: sei di queste sono rielaborazioni dai precedenti lavori “Escapement” e “Feathers”, le altre 4 sono riarrangiamenti di nuove tracce che faranno parte del prossimo lavoro “Resolve”, che ha visto la luce nella prima metà del 2018.
Questo album esplora le continue sfide della vita ed è estremamente personale, come affermato dalla stessa Poppy Ackroyd: “Resolve tratta della determinazione ad accogliere le cose belle della vita mentre si ha a che fare con difficoltà inaspettate. Trovare la luce nell’oscurità, affrontare la tristezza e la sconfitta a testa alta e sviluppare una crescente forza interiore”.
Ackroyd crea trame percussive a partire da strumenti classici e il risultato, attraverso l’impiego di pochi strumenti combinati con le incredibili capacità di produzione dell’artista, si avvicina a quello di un’intera orchestra.
Ackroyd ha sviluppato la propria cifra stilistica grazie allo studio del pianoforte classico contemporaneo da una parte e all’ascolto della musica elettronica dall’altra. L’artista lavora registrando improvvisazioni di motivi classici contemporanei eseguiti al pianoforte che vengono poi riarrangiati e manipolati digitalmente. Il risultato è una splendida fusione di acustico ed elettronica in un contesto post-classico.
Vittorio Auteri electronics
Giorgia Reitano, Giulia Russo violini
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(Domenica) 21:15
Natalie Clein violoncello Una violoncellista che ipnotizza l’ascoltatore | The Times Interprete in grado di produrre una impressionante varietà di colori e
Natalie Clein violoncello
Una violoncellista che ipnotizza l’ascoltatore | The Times
Interprete in grado di produrre una impressionante varietà di colori e di restituire la più ampia varietà di stili espressivi | Gramophone Magazine
Programma
György Ligeti | Sonata
Johann Sebastian Bach | Suite in Sol maggiore
Benjamin Britten | Suite n.3
Johann Sebastian Bach | Suite in Do maggiore
La violoncellista inglese Natalie Clein ha costruito una luminosa carriera esibendosi con le maggiori orchestra del mondo e nelle sale da concerto più celebri. La sua attività discografica si è consolidata in questi anni in modo particolare con l’etichetta Hyperion, per la quale l’artista ha inciso recentemente i concerti per violoncello di S.Saens e alcuni lavori di Bloch, riscuotendo entusiastici consensi. Un suo CD con opere per violoncello solo di Bloch, Ligeti e Dallapiccola è stato pubblicato a Febbraio del 2017 ed è stato premiato con il Diapason D’Or dalla rivista Diapason. 3 suoi Cd erano stati precedentemente editi da EMI. Nel corso della stagione 2015/16 l’interprete ha collaborato con l’Orchestra Sinfonica NFM e la direzione di Benjamin Shwartz a Wroclaw, in Polonia, con la BBC National Orchestra del Galles, ha tenuto recital alla Wigmore Hall e al Festival di Stavanger in Norvegia. Accanto a queste performances, Natalie si è esibita negli USA con l’Orpheus Chamber Orchestra, con l’Orchestra Sinfonica Nazionale Ceca diretta da Libor Pešek, con l’Orchestra National d’Ile de France e Michael Hofstetter. Fra i concerti più recenti vanno segnalati quelli con la Filarmonia Orchestra, l’Hallé Orchestra, la Bournemouth Symphony, la City of Birmingham Symphony, la Montreal Symphony, l’Orchestra National de Lyon, la New Zealand Symphony e l’ Orquesta Filarmónica di Buenos Aires. Fra i direttori con i quali l’interprete ha collaborato si ricordano in particolare Sir Mark Elder, Sir Roger Norrington, Gennady Rozhdestvensky, Leonard Slatkin, Stéphane Denève e Heinrich Schiff. Nella stagione 2014/15 la Clein ha interpretato in prima mondiale il lavoro di John Tavener Flood of Beautyal Barbican Centre con la Britten Sinfonia, ha tenuto concerti con la Recreation Orchestra di Graz, una tournée di concerti con la Royal Philharmonic e l’orchestra di San Pietroburgo. L’interprete ha recentemente eseguito il ciclo delle Suites di Bach a Londra, nel Southampton e a Oxford e ha curato una serie di 4 concerti per la BBC Radio 3. Natalie collabora regolarmente con artisti quali Sergio Tiempo, Håvard Gimse, Anthony Marwood, Leif Ove Andsnes, Martha Argerich, Ian Bostridge, Simon Keenlyside, Imogen Cooper, Lars Vogt, Isabelle Faust. E’ inoltre direttore artistico di un proprio Festival di Musica da Camera a Purbeck. Molte opere di compositori contemporanei quali Thomas Larcher, Brian Elias, Dobrinka Tabakova e Sir Peter Maxwell Davies sono state da lei interpretate, coinvolgendo anche in progetti interdisciplinari il ballerino Carlos Acosta, la scrittrice Jeanette Winterson e la direttrice Deborah Warner. Dal 2015, la violoncellista è stata nominata dall’Università di Oxford artista in Residenza e direttrice Musicale per un periodo di 4 anni, nel corso dei quali si occuperà di nuovi progetti musicali, sperimentando anche inediti percorsi didattici. Nata nel Regno Unito, Natalie si è imposta all’attenzione del mondo musicale internazionale all’età di 16 anni, quando vinse sia il premio BBC Young Musician dell’Anno e il Concorso per giovani interpreti Eurovision Competition. Come studente del Royal College of Music, la violoncellista ha ricevuto il premio Queen Elizabeth. Si è perfezionata a Vienna con Heinrich Schiff. Natalie è docente al Royal College of Music di Londra e suona il celebre violoncello ‘Simpson’ di Guadagnini, costruito nel 1777.
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(Giovedì) 21:15
Una festa di musiche e danze dalla Polonia Magdalena Sobczak-Kotnarowska cimbalom e voceSylwia Świątkowska violino, suka, vocePiotr Gliński bęben, percussioniMaciej Szajkowski tamburo a cornicePawel Mazurczak contrabbasso
Magdalena Sobczak-Kotnarowska cimbalom e voce
Sylwia Świątkowska violino, suka, voce
Piotr Gliński bęben, percussioni
Maciej Szajkowski tamburo a cornice
Pawel Mazurczak contrabbasso
Karolina Matuszkiewicz violino, voce
Milosz Gawrylkiewicz tromba
Mariusz Dziurawiec soundmaster
Fondata nel 1997 la Warsaw Village Band si è rivolta alle proprie radici in cerca di ispirazione musicale, “esplorando i suoni arcaici e folkloristici dei loro antenati” (The Kennedy Center). In tal senso una loro intervista al Folk World è decisamente chiarificatrice: “Abbiamo viaggiato di villaggio in villaggio, alla ricerca di persone anziane, ascoltando la loro musica e le loro storie. Quello che ci ha colpiti maggiormente era che nessun’altro nei villaggi aveva più alcun genere di interesse nei confronti della musica. Si trattava di persone anziane e quando sarebbero morte, la musica sarebbe morta con loro.
WVB ha tenuto la prima performance nel 1999 al Sopot Festival, dove venne scoperta dal produttore Ulrich Balss di JARO che, nella primavera del 2003, pubblicò il secondo CD “People’s Spring” che diede fama internazionale alla band.
Nei primi mesi del 2004 si sono esibiti ad Edimburgo all’interno del BBC WORLD MUSIC AWARD. Nel 2006 hanno vinto il primo dei tre “Frederik Award”, una sorta di Grammy polacco, ottenuti ad oggi.
A tali onorificenze si sono aggiunte le commissioni per la composizione di colonne sonore per videogiochi, film, produzioni teatrali, accanto a concerti in giro per il mondo.
La BBC inglese ha reso omaggio alla band con un ritratto di 16 minuti che è stato trasmesso in diversi paesi europei. I loro CD sono stati pubblicati negli Stati Uniti, in Giappone, e attualmente la Warsaw Village Band è considerato l’ensemble di maggior successo dell’est Europa fuori dai circuiti mainstream. Il New York Times li ha definiti una delle più importanti band attive sul palcoscenico musicale mondiale capace di esprimere “il suono della globalizzazione”.
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gennaio 2019
ven04gennaio21:15GINEVRA DI MARCOCanta Mercedes Sosa21:15 Cine Teatro Odeon
(Venerdì) 21:15
“La Rubia canta la Negra” omaggio alla cantora argentina Mercedes Sosa Ginevra Di Marco voceFrancesco Magnelli pianoforte e magnellophoniAndrea Salvadori chitarre, mandolino
“La Rubia canta la Negra” omaggio alla cantora argentina Mercedes Sosa
Ginevra Di Marco voce
Francesco Magnelli pianoforte e magnellophoni
Andrea Salvadori chitarre, mandolino
Mercedes Sosa è stata il simbolo della lotta per la libertà del popolo argentino negli anni della dittatura, una personalità grande che ci insegna ancora oggi il coraggio e la resistenza alle oppressioni, con la fierezza dell’animo e con quella forza del cuore che ti fa cantare ancora la vita e la speranza.
La musica non è un “bene” europeo o sudamericano, ma una bellezza che esiste e che permea il mondo intero, in ogni latitudine e longitudine.
Per questo canto la musica del mondo, per questo amo la musica senza confini.
Negli ultimi dieci anni la mia idea di fare musica e di cosa debba essere cantare si è fatta più precisa, probabilmente in linea con una mia crescita di persona e di donna: andare, con il proprio pensiero, lo sguardo a comprendere ciò che non si conosce e con la verità del cuore.
L’idea di questo nuovo lavoro nasce grazie al Festival Musica dei Popoli di Firenze, che nel settembre del 2016 ci ha invitati a mettere in scena uno spettacolo interamente dedicato a Mercedes Sosa, dove ripercorrere i momenti salienti della carriera de “la Negra” cantando le più belle canzoni da lei interpretate.
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(Venerdì) 21:15
BRAHMS E IL DOPO Lorenzo Gentili Tedeschi violinoPaolo Fumagalli violaGiorgio Casati violoncelloLuca Ieracitano pianoforte ProgrammaAlfred Schnittke | Quartetto (da Mahler)
Lorenzo Gentili Tedeschi violino
Paolo Fumagalli viola
Giorgio Casati violoncello
Luca Ieracitano pianoforte
Programma
Alfred Schnittke | Quartetto (da Mahler)
Gustav Mahler | Quartetto in la minore per pianoforte e archi
Johannes Brahms | Klavierquartett Op.25
MDI Ensemble si forma a Milano nel 2002 grazie al sostegno dell’associazione Musica d’Insieme e da subito affianca il lavoro a stretto contatto con importanti compositori quali Helmut Lachenmann, Gérard Pesson, Stefano Gervasoni, con l’esecuzione di diverse première di giovani compositori emergenti, collaborando tra l’altro con direttori come Stefan Asbury, Emilio Pomarico, Beat Furrer, Pierre André Valade, Yoichi Sugiyama.
Nel 2017 viene insignito del premio speciale Una Vita nella Musica, assegnato ogni anno dal Teatro la Fenice di Venezia.
mdi ensemble è artist-in-residence presso il festival Milano Musica a partire dal 2012; è inoltre ospite delle più importanti istituzioni musicali italiane e straniere, tra cui Mito-Settembre Musica, Società del Quartetto di Milano, Biennale Musica di Venezia, Festival Traiettorie di Parma, Bologna Festival, Festival Présences di Radio France (Parigi), Villa Concordia a Bamberg, SMC di Losanna, SWR di Stoccarda, ORF di Innsbruck. Negli USA si esibisce al LACMA di Los Angeles e al Chelsea Music Festival di New York; nel 2008 debutta a Tokyo.
Esegue in prima assoluta al Ravenna Festival L’amor che move il sole e l’altre stelle di Adriano Guarnieri, opera ripresa poi al Festival dei 2 Mondi di Spoleto.
Dal 2015 cura a Firenze il ciclo di concerti “Contrasti – Le sonorità del ‘900”, realizzato al Museo Novecento ed inserita nel calendario di Estate Fiorentina. Nel 2016 assume inoltre la direzione artistica di “Sound of Wander”, rassegna di concerti, incontri e masterclass nella città di Milano.
Sempre a Milano, è membro fondatore di Contemporary Music Hub, una rete che unisce diverse realtà milanesi dedite alla musica contemporanea e che proprio dal Comune di Milano riceve in gestione uno spazio prove presso la Fabbrica del Vapore.
La prima produzione discografica di mdi ensemble, “Antiterra” di Stefano Gervasoni (Aeon), è stata premiata dall’Académie Charles Cros con il Coup de coeur – musique contemporaine 2009. Sono seguiti gli album monografici “Almost Pure” , con musiche di Marco Momi (Stradivarius), “Dulle griet” di Giovanni Verrando, “Etheric Bluerprint” di Misato Mochizuki (Neos) ed “Emanuele Casale by mdi ensemble” (Stradivarius).
A Sylvano Bussotti è dedicato un CD tratto dalla tournée giapponese (Stradivarius) e il DVD di RARA (film) con sonorizzazione dal vivo a cura di mdi ensemble, edito dalla Cineteca di Bologna.
Ad autunno 2017 è uscito per l’etichetta parigina “l’empreinte digitale” il DVD See the Sound – Homage to Helmut Lachenmann, prodotto e realizzato dall’ensemble presso la Fondazione Cini di Venezia.
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22 (Martedì) 21:15 - 24 (Giovedì) 21:15
THE HIDDEN SAYING Il Workcenter di Jerzy Grotowski e Thomas Richards è stato fondato nel 1986 a Pontedera, località in cui Grotowski trascorse gli ultimi 13 anni
Il Workcenter di Jerzy Grotowski e Thomas Richards è stato fondato nel 1986 a Pontedera, località in cui Grotowski trascorse gli ultimi 13 anni della sua vita sviluppando una linea di ricerca sulla performance conosciuta come l’Arte come veicolo, che portò avanti fino alla sua morte nel 1999.
All’interno di questa ricerca investigazione creativa Grotowski lavorò a stretto contatto con Thomas Richards e Mario Biagini, gli unici eredi del suo patrimonio che include l’intero corpus dei suoi scritti. Dal 1999 Richards e Biagini, che sono rispettivamente Direttore Artistico e Direttore Associato, mandano avanti il percorso di ricerca sulla performance del Workcenter. Attualmente al suo interno operano 18 artisti provenienti da 9 diversi paesi.
Jerzy Grotowski è considerato uno dei più influenti esponenti teatrali del XX° secolo: i suoi esordi come regista si fondarono sulle ricerche pioneristiche di Constantin Stanislavski. Grotowski rivoluzionò e cambiò la concezione della relazione tra pubblico ed attore nel teatro contemporaneo occidentale, agendo sullo spazio del palcoscenico e sulla recitazione. Tra la fine degli anni ’70 ed i primi anni ’80, abbandonate le produzioni teatrali, iniziò una ricerca sul Teatro delle Fonti, che lo condusse in India, Messico, Haiti e altri luoghi in giro per il mondo, con lo scopo di entrare in contatto con pratiche tradizionali di culture diverse. Sul filo di questa ricerca, negli anni compresi tra il 1983 ed il 1986, Grotowski iniziò un lavoro volto ad identificare specifici elementi costanti all’interno delle diverse tradizioni rituali. A conclusione di questo periodo, il regista polacco sviluppò l’ultima fase della sua ricerca, conosciuta come Arte come veicolo, in cui l’attenzione per l’arte si coniuga con l’approccio dell’interiorità dell’essere umano.Attualmente il Workcenter porta avanti l’indagine dell’Arte come veicolo, destinandola ad una molteplicità di luoghi come teatri, edifici industriali, chiese, sale concerto, pub, bar, ma anche case ed appartamenti. Nel corso dei suoi 30 anni di attività tantissimi artisti provenienti da tutto il mondo si sono uniti al team del Workcenter, alcuni di loro per brevi periodi, altri per una durata vicina ai 10 anni. Il Workcenter si dedica alla crescita professionale dei suoi artisti e concentra i suoi sforzi affinché ogni membro del gruppo sviluppi il potenziale creativo che lo rende unico e lo caratterizza. Grotowski, infatti, non desiderò mai che la propria ricerca si trasformasse in una pratica dogmatica.
Hidden Sayings, diretto da Mario Biagini e realizzato con i membri dell’Open Program, è un’esplorazione creativa dell’interazione tra canti del sud degli Stati Uniti, che appartengono alla tradizione Afro-Americana e testi appartenenti alle origini della cristianità, prevalentemente tradotti dal copto e provenienti dall’area geografica che raggruppa Egitto, Medio Oriente e Grecia.
Lo spettacolo si interroga sui testi e sulle canzoni: quale può essere la loro funzione al giorno d’oggi per noi? quale può essere la natura del processo a cui danno accensione? e quale può essere il significato dell’evento a cui danno vita? come può la qualità di questi processi diffondersi e raggiungere le persone attorno a noi?
Il potenziale esplorato da questo lavoro si manifesta attraverso elementi al contempo semplici e complessi – azione, contatto, parola, canto e danza. Abbiamo l’intuizione che la natura di questo lavoro possa creare le condizioni affinché possa avere luogo un incontro.
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(Domenica) 21:15
THE HIDDEN SAYING Il Workcenter di Jerzy Grotowski e Thomas Richards è stato fondato nel 1986 a Pontedera, località in cui Grotowski trascorse gli ultimi 13 anni
Il Workcenter di Jerzy Grotowski e Thomas Richards è stato fondato nel 1986 a Pontedera, località in cui Grotowski trascorse gli ultimi 13 anni della sua vita sviluppando una linea di ricerca sulla performance conosciuta come l’Arte come veicolo, che portò avanti fino alla sua morte nel 1999.
All’interno di questa ricerca investigazione creativa Grotowski lavorò a stretto contatto con Thomas Richards e Mario Biagini, gli unici eredi del suo patrimonio che include l’intero corpus dei suoi scritti. Dal 1999 Richards e Biagini, che sono rispettivamente Direttore Artistico e Direttore Associato, mandano avanti il percorso di ricerca sulla performance del Workcenter. Attualmente al suo interno operano 18 artisti provenienti da 9 diversi paesi.
Jerzy Grotowski è considerato uno dei più influenti esponenti teatrali del XX° secolo: i suoi esordi come regista si fondarono sulle ricerche pioneristiche di Constantin Stanislavski. Grotowski rivoluzionò e cambiò la concezione della relazione tra pubblico ed attore nel teatro contemporaneo occidentale, agendo sullo spazio del palcoscenico e sulla recitazione. Tra la fine degli anni ’70 ed i primi anni ’80, abbandonate le produzioni teatrali, iniziò una ricerca sul Teatro delle Fonti, che lo condusse in India, Messico, Haiti e altri luoghi in giro per il mondo, con lo scopo di entrare in contatto con pratiche tradizionali di culture diverse. Sul filo di questa ricerca, negli anni compresi tra il 1983 ed il 1986, Grotowski iniziò un lavoro volto ad identificare specifici elementi costanti all’interno delle diverse tradizioni rituali. A conclusione di questo periodo, il regista polacco sviluppò l’ultima fase della sua ricerca, conosciuta come Arte come veicolo, in cui l’attenzione per l’arte si coniuga con l’approccio dell’interiorità dell’essere umano.Attualmente il Workcenter porta avanti l’indagine dell’Arte come veicolo, destinandola ad una molteplicità di luoghi come teatri, edifici industriali, chiese, sale concerto, pub, bar, ma anche case ed appartamenti. Nel corso dei suoi 30 anni di attività tantissimi artisti provenienti da tutto il mondo si sono uniti al team del Workcenter, alcuni di loro per brevi periodi, altri per una durata vicina ai 10 anni. Il Workcenter si dedica alla crescita professionale dei suoi artisti e concentra i suoi sforzi affinché ogni membro del gruppo sviluppi il potenziale creativo che lo rende unico e lo caratterizza. Grotowski, infatti, non desiderò mai che la propria ricerca si trasformasse in una pratica dogmatica.
Open Choir, un incontro aperto alla partecipazione di tutti i presenti e basato su canti della tradizione afro-americana del Sud degli Stati Uniti.
Si tratta di un coro dinamico e vivo, a cui tutti possono prendere parte senza limiti di età e senza vincoli di esperienze nel campo delle arti dello spettacolo. Tutti coloro che vi partecipano sono invitati (e non tenuti) a unirsi al canto, o alla danza, o a sostenere quello che succede con la loro presenza. Non ci sono spartiti né prove. Open Choir non è uno spettacolo né un coro tradizionale, È qualcosa di nuovo, o piuttosto un tentativo di riscoprire un modo dimenticato di stare assieme.
Open Choir è ogni volta un evento unico, e non si ripete mai uguale a sé stesso. Può raggiungere momenti di grande vita e intensità, e momenti più dinamici si alternano a momenti più intimi. Tutto questo crea un incontro che rievoca forse una delle funzioni più antiche del teatro. I partecipanti diventano co-creatori di un’opera d’arte che tende a superare le barriere culturali e sociali, aprendo uno spazio condiviso di riconoscimento reciproco.
Questa nuova e al tempo stesso antica forma d’arte sfida la nozione occidentale di coro e di evento drammatico e interroga i nostri preconcetti su che cosa siano comunità, identità, diversità, cultura, spettacolo. Durante Open Choir i canti iniziano attorno e tra i partecipanti, che possono scegliere liberamente se partecipare e come: essere testimoni e seguire rimanendo da parte, entrare in azione, cantare e danzare – trovare la loro maniera di essere presenti e sostenere gli altri. I canti stessi, i loro ritmi e le loro melodie, suggeriscono modi di interazione e contatto. Open Choir circonda e abbraccia i presenti, mentre il gruppo dell’Open Program aiuta i partecipanti guidando i canti e suggerendo modi di fare, creando attivamente un momento condiviso, una maniera di stare assieme e, finalmente, di vedersi e incontrarsi.
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febbraio 2019
ven15febbraio21:15FRANCESCO D’ORAZIO | GIAMPAOLO NUTI21:15 Cine Teatro Odeon
(Venerdì) 21:15
Francesco D’Orazio violinoGiampaolo Nuti pianoforte ProgrammaIgor Stravinsky | Suite italienne per violino e pianoforte (1925)Maurice Ravel | Sonata in sol per violino e
Francesco D’Orazio violino
Giampaolo Nuti pianoforte
Programma
Igor Stravinsky | Suite italienne per violino e pianoforte (1925)
Maurice Ravel | Sonata in sol per violino e pianoforte (1927)
Aaron Jay Kernis | Air per violino e pianoforte (1996)
William Bolcon | Graceful Ghost Rag Concert Variation per violino e pianoforte (1979)
Charlie Parker | Ah-Leu-Chaper violino e pianoforte (1948)
John Coltrane | Tunji per violino e pianoforte (1962)
Astor Piazzolla | Le Gran Tango versione per violino e pianoforte di Sofia Gubaidulina (1998)
Francesco D’Orazio, nato a Bari, si è diplomato in violino e viola sotto la guida del padre, perfezionandosi con Carlo Chiarappa e Cristiano Rossi e successivamente con Denes Zsigmondy presso il Mozarteum di Salisburgo e Yair Kless presso l’Accademia Rubin di Tel Aviv. Si è laureato in Lettere con una tesi in Storia della Musica sul compositore Virgilio Mortari.
Il suo vasto repertorio spazia dalla musica antica eseguita con strumenti originali alla musica classica, romantica e contemporanea. Numerosi compositori hanno scritto per lui lavori per violino e orchestra: Ivan Fedele, Terry Riley, Brett Dean, Fabio Vacchi, Michele dall’Ongaro, Michael Nyman, Vito Palumbo, Marcello Panni, Raffaele Bellafronte, Lorenzo Ferrero, Gilberto Bosco, Valerio Sannicandro, Maury Buchala, Marco Betta, Fabian Panisello. Luis De Pablo gli ha dedicato il suo ultimo brano violinistico “Per Violino”. Di particolare rilievo è stata la sua lunga collaborazione con Luciano Berio del quale ha eseguito Divertimento per trio d’archi in prima mondiale al Festival di Strasburgo, e inoltre Sequenza VIII al Festival di Salisburgo e Corale per violino e orchestra alla Cité de la Musique a Parigi e all’Auditorium Nacional de Musica di Madrid diretto dall’autore. Ha tenuto le prime esecuzioni italiane dei concerti per violino e orchestra di John Adams (“The Dharma at Big Sur”), Unsuk Chin, Kaija Saariaho (Graal Theatre), Aaron Jay Kernis (Lament and Prayer), Michael Daugherty (“Fire and Blood”), Luis De Pablo e Michael Nyman (Concerto n.1). Ha tenuto concerti in tutta Europa, Nord e Sud America, Messico, Australia, Cina e Giappone edeffettuato registrazioni discografiche per Decca, Opus 111, Hyperion, Stradivarius e Amadeus. E’ stato ospite di prestigiose istituzioni quali il Teatro alla Scala di Milano, la Philharmonie di Berlino, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Royal Albert Hall e Cadogan Hall a Londra, Cambridge Society for Early Music di Boston, Centre de Musique Baroque de Versailles, New York University, British Columbia University di Vancouver, South Bank Centre di Londra, Frick Collection di New York e i Festivals Cervantino in Mexico, Breckenridge in Colorado, MiTo, Aix-en-Provence (Presencesdi Radio France), Proms di Londra, Ravello, Istanbul, Martina Franca, Settimana Musicale Senese, Montpellier, Ravenna, Urbino, Postdam, Salzburg, Strasbourg, Stresa e Tanglewood.
Nel Marzo 2011, diretto da Lorin Maazel, ha tenuto a Washington il concerto celebrativo in USA per i 150 anni dell’Unità d’Italia suonando per l’occasione lo Stradivari 1727 dello stesso Maazel.
Ha tenuto concerti con la BBC Symphony Orchestra, la London Symphony, l’Orchestra Filarmonica della Scala, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, i Berliner Symphoniker, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, l’Orchestra Sinfonica Nazionale d’Il de France, l’Orchestra Filarmonica di Città del Messico, la Regionale Toscana, l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, la Saarlandischer Rundfunk, l’Orchestra Filarmonica di Shangai, l’Orchestra Filarmonica di Nagoya, l’Orchestra della Fondazione Petruzzelli, l’Academia Montis Regalis, l’Accademia Bizantina, l’Ensemble Orchestral Contemporain di Lione, l’Ensemble Court-Circuite di Parigi, i Solisti Aquilani diretto tra gli altri da Sakari Oramo, Hubert Soudant, Pascal Rophé, Steven Mercurio, Zuohuang Chen, Daniel Kawka, Hansjorg Schellenberger, Luciano Berio e Arturo Tamayo.
Francesco D’Orazio è stato insignito del XXIX Premio Abbiati della Critica Musicale Italiana quale “Miglior Solista”, primo violinista italiano a ricevere questo prestigioso riconoscimento dopo Salvatore Accardo nel 1985.
Suona il violino “Comte de Cabriac” del 1711 di Giuseppe Guarneri e un Jean Baptiste Vuillaume fatto a Parigi nel 1863.
Giampaolo Nuti è nato a Firenze, dove ha compiuto gli studi pianistici sotto la guida di Antonio Bacchelli; successivamente ha studiato con Franco Scala ad Imola ed ha seguito corsi di perfezionamento in Italia e all’estero, sia di pianoforte che di musica da camera. Ha compiuto inoltre studi di clavicembalo – diplomandosi col massimo dei voti e lode – musica elettronica e direzione d’orchestra.
Vincitore di numerosi concorsi pianistici nazionali, ha tenuto concerti in Austria, Germania, Irlanda, Svezia, Slovenia, Stati Uniti, Canada, Perù, Colombia e Messico, nonché nei maggiori centri italiani, dove suona regolarmente in importanti stagioni e festival concertistici (per citarne solo alcuni, Amici della Musica di Palermo, “Luigi Barbara” di Pescara, “Barattelli” dell’Aquila, La Verdi di Milano, Concerti del Quirinale, i Festival di Ravello, Pontino, e Nuova Musica di Macerata, Milano Musica) sia come pianista che come cembalista. Ha eseguito concerti di Bach, Haydn, Mozart, Beethoven e Liszt con l’Orchestra da Camera Fiorentina, Chopin con la Filarmonica Marchigiana e la Giovanile di Genova, Alkan con la Camerata Marciana e Ciaikovsky con la Sinfonica di Lecce, nonché il Secondo concerto di Shostakovich con la NRO al Festival di Breckenridge, Colorado, e con la OFUNAM a Città del Messico, in diretta televisiva; ha suonato inoltre il KV 466 di Mozart a Vienna ed il Concerto di Schnittke per il Festival di Fermo.
Ha recentemente preso parte al prestigioso Tuscan Sun Festival al Teatro della Pergola di Firenze, sostituendo Valentina Lisitsa nel Primo Concerto di Shostakovich con poche ore di preavviso.
La sua discografia, per Stradivarius, Decca e Brilliant, comprende alcune importanti integrali, recensite e premiate dalle riviste specializzate europee: A. Schnittke per pianoforte solo e, col violinista Francesco D’Orazio, Schnittke, Busoni, Ravel, Rota e Berio, nonché le Sonate di Franck, Fauré e Lalo su strumenti originali. Nel 2010, centenario della nascita di Samuel Barber, Stradivarius ha pubblicato la sua esecuzione del Concerto per pianoforte, con Daniel Kawka e l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, disco accolto con grande attenzione dalla critica specializzata, prima incisione europea; mentre l’ultimo cd, ancora per Stradivarius e dedicato alla produzione pianistica di Barber, comprende molte prime incisioni assolute.
È stato vincitore dei concorsi a cattedra nei Conservatori di Musica sia di Pianoforte Complementare che di Pianoforte Principale, classificandosi al primo e al quarto posto delle rispettive graduatorie nazionali ed è attualmente docente di pianoforte al Conservatorio “A. Boito” di Parma.
Tiene regolarmente masterclass e corsi annuali per varie associazioni ed accademie italiane; è stato docente per la Showa University di Tokyo, la Escuela Nacional de Musica di Città del Messico e il Conservatorio Nacional de Musica de Bogotà.
Il suo eclettico repertorio solistico riserva una particolare attenzione per le trascrizioni d’autore, il contemporaneo e le composizioni meno eseguite – come nei concerti monografici dedicati ad Alkan, a Shostakovich o alla musica nordamericana – anche attraverso formule concertistiche innovative, volte a stabilire un rapporto più immediato e coinvolgente con il pubblico.
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marzo 2019
ven08marzo21:15ENSEMBLE SUONI RIFLESSIMusiche di C. Debussy21:15 Cine Teatro Odeon
(Venerdì) 21:15
Maddalena Crippa narrazioneMario Ancillotti flautoMatteo Fossi pianoforteAlessia Luise arpaEkaterina Valiulina violinoYuval Gotlibovich violaGianluca Pirisi violoncello ProgrammaClaude Debussy | Sonata per violoncello e
Maddalena Crippa narrazione
Mario Ancillotti flauto
Matteo Fossi pianoforte
Alessia Luise arpa
Ekaterina Valiulina violino
Yuval Gotlibovich viola
Gianluca Pirisi violoncello
Programma
Claude Debussy | Sonata per violoncello e pianoforte
Claude Debussy | Sonata per violino e pianoforte
Claude Debussy | Sonata per flauto viola e arpa
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(Domenica) 19:00
DUE VOLTI DEL MINIMALISMO Gli Archi Sinfonici della Fondazione Orchestra Sinfonica SicilianaMarcello Panni direttore ProgrammaArvo Pärt | Cantus in
Gli Archi Sinfonici della Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana
Marcello Panni direttore
Programma
Arvo Pärt | Cantus in memoriam Benjamin Britten
Philip Glass | String quartet n.3 “Mishima”
Philip Glass | Company
Philip Glass | Sinfonia n.3
L’Orchestra Sinfonica Siciliana fu istituita nel 1951 con legge della Regione Siciliana e, solo nel 1958, completata l’assunzione dei musicisti, iniziò una intensa attività concertistica destinata ad incidere notevolmente nella realtà musicale siciliana e nazionale. Oggi, dopo lo scioglimento di tre delle quattro orchestre della Rai, un’analogia per consistenza (92 posti d’organico) e affinità può essere stabilita soltanto con l’Orchestra Nazionale della Rai a Torino e con l’Orchestra Nazionale di S.Cecilia di Roma.
I primi concerti sinfonici furono diretti a Palermo da Georges Sebastian e da Jean Martinon. Subito dopo, l’Orchestra prese parte alle celebrazioni del centenario di Puccini a Torre del Lago. Un anno dopo il primo concerto, il direttore artistico, Ottavio Ziino, diede vita alle “Giornate di Musica Contemporanea” fornendo un apporto decisivo alla cultura ed al gusto musicale del pubblico palermitano. Nel 1960 fu avviata una collaborazione con le “Settimane Internazionali di Nuova Musica” che negli anni Settanta resero Palermo il centro internazionale di riferimento della cosiddetta avanguardia post-darmstadtiana.
L’Orchestra Sinfonica Siciliana partecipa annualmente alle “Settimane di Musica Sacra” di Monreale ed è stata presente alle “Orestiadi di Gibellina”, alle “Estati di Taormina”, al “Luglio Musicale Trapanese”, al “Festival Internazionale di Dublino”, al “Festival dei Due Mondi” di Spoleto, al “Festival di Wiesbaden”, al “Bach Festival” di Oxford, al Festival di “Nuova Consonanza” di Roma, alla “Biennale di Venezia”. Ampi consensi e giudizi lusinghieri da parte della stampa specializzata ha ottenuto in seguito alle tournées con la direzione di Gabriele Ferro (direttore stabile dal 1979 per oltre quindici anni) a Praga (Festival Internazionale,1993) e in Giappone ed in Cina (primavera 1996; è stata la prima orchestra italiana ad esibirsi a Pechino). Nel 1998 ha inoltre partecipato al Festival Pianistico Internazionale di Bergamo e Brescia e nel 2000 al Festival Internazionale di Ravello.
La Sinfonica è stata diretta da grandi compositori del passato come Igor Stravinskij e Darius Milhaud e da grandi direttori come Herbert Albert, John Barbirolli, Ernest Bour, Aldo Ceccato, Sergiu Celibidache, Antal Dorati, Vittorio Gui, Efrem Kurz, Ferdinand Leitner, Pierre Monteux, Herman Scherchen, Riccardo Muti. In anni più recenti ha ospitato, tra gli altri, Rudolf Barshai, Gary Bertini, Riccardo Chailly, Janzug Kakhidze, Emanuel Krivine, Alain Lombard, Peter Maag, Daniel Oren, Zoltan Pésko, Georges Prêtre, Hubert Soudant, Franz Welser Most, Fruhbeck de Burgos, Michel Plasson, Gunther Neuhold, Yuri Temirkanov, Lothar Koenigs.
Un apporto determinante per l’arricchimento e la varietà del repertorio è stato dato dalla lunga Direzione Artistica (dal 1970 al 1995) di Roberto Pagano. Le due presidenze di Francesco Agnello (rispettivamente negli anni Sessanta e Novanta) hanno dato impulso a una significativa apertura al pubblico più giovane, a grandi iniziative culturali e alle più importanti tournées nazionali e internazionali. Le scelte particolarmente raffinate della Stagione 1996-97 affidata a Mario Messinis sono state destinate da Radio Tre a un’ampia ribalta nazionale. Rassegne come quelle dedicate ad Anton Webern o a Karlheinz Stockhausen restano negli annali delle attività musicali in Sicilia come un modello straordinario di impegno culturale.
Nato a Roma nel 1940, Marcello Panni compie gli studi di pianoforte, composizione e direzione d’orchestra nella sua città, diplomandosi al Conservatorio di Santa Cecilia. Si perfeziona in seguito nella composizione all’Accademia di Santa Cecilia con Goffredo Petrassi e in direzione d’orchestra nella classe di Manuel Rosenthal al Conservatorio Nazionale Superiore di Parigi. Debutta come direttore nel 1969 con un concerto dedicato a musiche di Petrassi alla Biennale di Venezia. Da allora porta avanti carriere parallele di compositore, di direttore d’orchestra e di organizzatore musicale.
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aprile 2019
(Venerdì) 21:15
TRA FOLK BRASILIANO MONDO CLASSICO E IMPROVVISAZIONE Compositore, arrangiatore e polistrumentista, autore di oltre 50 incisioni discografiche, di composizioni per strumento solista e per piccoli
Compositore, arrangiatore e polistrumentista, autore di oltre 50 incisioni discografiche, di composizioni per strumento solista e per piccoli ensemble così come di lavori orchestrali, oltre che numerose colonne sonore, Gismonti è considerato oggi uno dei più autorevoli esponenti della ricchissima scena musicale brasiliana.
Nato in una famiglia di musicisti (la madre era catanese e il padre francese anche se nato a Beirut), Gismonti inizia a suonare il pianoforte all’età di sei anni. Dopo gli studi in conservatorio in Brasile, si trasferisce a Parigi per studiare orchestrazione ed analisi con Nadia Boulanger e composizione con Jean Barraqué, allievo di Schoenberg e Webern. A Parigi ha anche modo di studiare con il compositore Lugi Dallapiccola. Tornato in Brasile, passa un lungo periodo presso gli indios Xingù. Questa esperienza serve a Gismonti ad ampliare la propria visione musicale al di là del mondo classico, che aveva frequentato sino ad allora: si sente attratto dalle idee compositive di Ravel così della musica popolare brasiliana, dal jazz o dalla bossa nova. In questo Gismonti segue l’esperienza del grande compositore brasiliano Heitor Villa-Lobos che prima di lui aveva legato il mondo classico con la ricchissima tradizione musicale brasiliana. Negli anni settanta Gismonti si dedica allo studio della chitarra, cominciando con il classico strumento a sei corde e passando nel 1973 ad uno ad otto corde e successivamente ad uno a dieci corde. Trascorse due anni sperimentando diverse accordature dello strumento e ricercando nuove sonorità, ricorrendo all’uso di flauto, kalimba, sho, voce, campane, ecc. Durante la prima metà degli anni ’70, con alcuni lavori pubblicati dalla nota etichetta ECM, egli pone dunque le basi per la sua concezione attuale della musica, ascoltando e traendo ispirazione da musicisti molto diversi tra loro, come ad esempio Django Reinhardt e Jimi Hendrix e avvalorando così la tesi dell’assenza di contraddizione tra musica “popolare” e “seria”. Tra le sue collaborazioni, si segnalano quelle con Pedro Aznar, Charlie Haden, Naná Vasconcelos e Hermeto Pascoal.
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