2026gio07mag19:00Broken Songlinesdi Monika Bulaj con Luca Recupero19:00 Teatro Sangiorgi, Via Antonino di Sangiuliano, 233

Quando

7 maggio 2026 19:00

Dettagli evento

Broken Songlines
Performing reportage

MONIKA BULAJ story telling, fotografie
LUCA RECUPERO marranzano, percussioni, live electronics

 

Un viaggio dalla Cina all’Europa, Marco Polo a rebours, compagni di viaggio tre manoscritti antichi: uno nestoriano, uno buddista e uno sufi. In cammino, con pellegrini, nomadi e gente in fuga: pellegrini che nei loro percorsi annullano le frontiere geopolitiche e teologiche; nomadi-pastori i cui sentieri millenari transfrontalieri vengono minati dalle guerre, oppure chiusi da decreti di stato; minoranze minacciate dalla follia degli estremismi. Mondi minoritari, scomodi ai profeti dello scontro globale. Le minoranze perseguitate in Afghanistan, Iran e Pakistan, i cristiani d’Oriente, i maestri sufi, gli sciamani dell’antica Baktria, gli ultimi pagani dell’Hindukush e della Russia, i nomadi tibetani, le sette gnostiche dei monti Zagros…Le ultime oasi d’incontro, zone franche assediate da fanatismi armati, patrie perdute dei fuggiaschi d’oggi. Cerco il bello, anche nei luoghi più bui, la solidarietà, la coabitazione tra le fedi, laddove si mettono bombe. Cerco le crepe della teoria del cosiddetto “scontro di civiltà”, nella quale gli dei sembrano in guerra tra di loro, evocati da presidenti, terroristi e banditi. Mi piace pensare di fare un compito di geografia. Immagino un atlante delle minoranze a rischio nei loro luoghi sacri, che disorienti e confonda le mappe mentali basate su dogmi ed esclusioni. Sono geografie sommerse, clandestine, stratificazioni di memorie, copresenze, corrispondenze, che – in un mondo sempre più ristretto come un maglione infeltrito – spezzano la violenza dispiegata, per imporre, pattugliare e rafforzare le cartografie. Sembra un lavoro impossibile, mai sarà completo. Anno dopo anno aggiungo un pezzo, una scheggia, una scintilla. Riempio l’agenda del sacro con calendari lunari e solari, ma anche con quello ebraico, musulmano, tibetano ed etiope. Ore elette, solstizi, equinozi, cicli di vita, dalla semina alla transumanza. Talvolta i diversi calendari si sovrappongono, svelando la continuità che abbiamo dimenticato, che fatichiamo a riconoscere. L’idea di percorrere le vie dei manoscritti, mi venne un giorno a Kabul, in una biblioteca segreta di oltre milleduecento volumi e rottoli, in arabo, persiano, pashto, turco. Scritti a mano su carta o pergamena, che faceva paura toccare, diafana con il ricamo senile delle arterie e le efelidi. Vidi impronte di dita, cadaveri di insetti presi nella trappola delle parole, macchie di pioggia, di lacrime, di umidità sulle pagine ingiallite, nella cui delicata usura sono iscritti i destini dei lettori, i loro sussurri dietro gli alti muri delle case-fortezze e il sibilo delle città in fiamme. La carta, nascosta nel petto, in un baule e su un cammello, assorbiva la polvere dell’Asia, il sudore degli umani e degli animali, passando di mano in mano, da Samarcanda a Peshawar, scambiata con lapislazzuli dell’Hindu Kush e ambra del Baltico, mogli e cavalli. In questa biblioteca, una stanza da letto nascosta ai talebani, incontrai tutti i poeti: Ferdussi, Bedil, Jāmī, Rumi, Sana’i, Avicenna, Hafiz, infine, Mansur al-Hallaj… una folla loquace, un’eccellente compagnia. La salvezza era la poesia, la metafora la guardia del corpo.

 

Monika Bulaj è fotografa, reporter, regista, narratrice. The Guardian, Granta Magazine, National Geographic, The New York Times, TIME, Courier International, RevueXXI, La Repubblica, Corriere della Sera e GEO, e molti altri hanno pubblicato le sue fotografie e i suoi testi. È autrice pluripremiata di dodici libri di reportage letterario e fotografico, con Electa, Contrasto, National Geographic, Alinari, Skira, Frassinelli, Feltrinelli, Bruno Mondadori, e di un centinaio di mostre personali in tutto il mondo. Ha ricevuto nel 2014 il Premio Nazionale “Nonviolenza” con le seguenti motivazioni: «Per la sua attività di fotografa, reporter e documentarista, capace di mettere in luce l’umanità esistente nei confini più nascosti eppure evidenti della terra, di far vedere la guerra attraverso le sue conseguenze, di indagare l’animo dell’Uomo, la sua ansia di religiosità, di tenerezza e di dignità. Monika Bulaj rende visibile l’invisibile, attraverso l’esplorazione dell’animo delle persone, creando con l’immagine, l’unità dell’umano».

 

Musicista, ricercatore e tecnico del suono, Luca Recupero, è l’ideatore ed il direttore artistico del Marranzano World Festival. Ha compiuto studi di etnomusicologia ed organologia nelle Università di Bologna, Roma, Amsterdam e Londra. Dal 1996 si dedica alla ricerca sugli strumenti della tradizione Siciliana ed in particolare sul marranzano e sui tamburi a cornice, indagando gli aspetti storici ed etnomusicologici ma coltivando anche gli aspetti performativi. Amante delle musiche di tradizione orale, coniuga lo studio ed il rispetto per gli strumenti e le modalità tradizionali del fare musica con la ricerca di una dimensione interculturale e contemporanea della didattica e della ricerca musicale.

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